Visualizzazioni totali

giovedì 11 dicembre 2008

Giuvani uomini crescono 2°

Passò l’inverno, durante il quale, Nina mi aveva chiamato a quegli incontri spesso, ed ogni volta con cenni o mezze frasi che noi capivamo al volo. Mai io mi ero permesso di chiederle di fare “quelle cose”. Da quando il figlio Rocco si era rimesso, non era più possibile farlo come la prima volta, nella sua camera. Così una volta nel fienile sotto il tetto, altre volte nell’orto dietro alcune baracche che ospitavano gli animali da cortile. Un giorno tornando dalla scuola, vidi la nonna paterna di Rocco, indaffarata con Nina; non mi azzardai ad entrare in casa loro, ma vidi che si accingevano a partire, dato che alcune grosse borse furono caricate in un furgone adibito al trasporto di merci. Più tardi , dopo che fu partito il mezzo, entrai in casa di Nina, mentre stava sistemando alcune cose nell’armadio. La nonna aveva portato Rocco in città per delle visite mediche, e ne avrebbe approfittato per tenerselo qualche giorno con sé: una settimana o poco più. Quella sera stessa , Nina mi prese da dietro stringendomi e toccandomi davanti e di dietro. Ci spostammo nella camera sua e sul letto aperto, si distese tirando su la gonna, offrendomi la grossa fessura pelosa da leccare e succhiare. Sotto la sua guida ero divenuto abile ed esperto in questo, e nel frattempo dal mio cazzo cominciava ad uscire zampilli di liquido viscoso, ma non era riuscita a scappellarlo tutto come mi spiegò doveva essere il pene di un uomo normale. La leccavo coprendomi il viso della sua sbroda, quando ella voleva mi faceva alzare e mi attirava sopra di lei, inserendosi dentro il pene duro, ancora incappucciato. Quando ebbe fottuto abbastanza , in quella posizione, mi disse di mettermi dietro di lei, che stava sul letto a quattro zampe, come le cagne, mi avvicinai inginocchiato col cazzo premuto sulla fessa aperta, lei passò una mano da sotto le cosce ed indirizzo il cazzo unto della sua bava sul buco del culo, incitandomi a spingere forte. Entrò faticosamente nel culo di Nina, il piacere si fece intenso per me, la pressione dello sfintere, era uguale a quella esercitata dalla mano intorno al pene. Era bello davvero. Fottevo come un ossesso, entrava ed usciva dal culo di Nina, che da sotto mugolava e frignava, come una bestia in calore. Passai la mano destra, sotto la sua pancia per toccare la sua fessura, ma incontrai la sua mano che si agitava forte nella fessa. Godeva e si agitava tutta, stringeva forte il cazzo nel suo culo, mi fece iniettare dentro il seme che riversavo, nel culo. Ci ricomponemmo alla fine. Lei aveva sul viso chiazze rosse come di chi abbia bevuto troppo vino.
Due giorni dopo non dovevo andare a scuola, perciò aiutai Nina nell’orto fino a mezzogiorno, quando venne da lei una amica di vecchia data, da quando erano scolare. Di tanto in tanto si vedevano, ma era lei a venire da Nina, poi si chiudevano in casa e ne uscivano quando lei, Agnese, se ne andava. Agnese era una donna quasi della stessa età di Nina, ma il suo modo di fare era più riservato; non parlava ad alta voce, era insomma discreta, e meglio vestita di Nina, la quale per la maggior parte delle volte indossava la solita veste per il lavoro in casa, mentre nell’orto ne aveva di più dimesse, e dai colori spenti dal tempo e dall’usura. Nina preparò velocemente sul fuoco del camino, una zuppa di patate, sedano cipolle carote, verza e delle foglie di rape, in ultimo, nella cottura aggiunse del pane secco, scodellando su formaggio grattugiato. Mangiammo con allegria, Agnese si rivelò una compagnia allegra e aveva con Nina un filo invisibile che li univa, ma cosa fosse io lo ignoravo, erano affiatate. Si scambiavano pacche sulla spalla, tra un bicchiere di vino e l’altro, tirandosi la veste oppure strattonandosi, tra una risata e l’altra. Agnese insistette per farmi assaggiare un poco di vino, Nina era contraria, sapeva che mai avevo bevuto vino, alla fine Agnese si alzò , mi raggiunse dov’ero seduto e bloccandomi da dietro, mi teneva la testa ferma in mezzo alle sue tette, col bicchiere meno della metà pieno, mi ingurgitò il vino nella gola, ridendo e gridando a squarciagola. Ci sedemmo davanti al fuoco, Agnese ed io, mentre Nina lavava i pochi piatti e sparecchiava la tavola. Agnese sedeva sullo stesso ciocco basso davanti al fuoco, tenendosi la testa poggiata tra le mani ed i gomiti poggiati sulle ginocchia piegate, io in piedi accanto a lei, sbirciavo sotto le sue gonne, illuminate dai bagliori del fuoco. Aveva le cosce belle tornite bianchissime, con calze semitrasparenti che a metà coscia terminavano con una fascia elastica più scura. Appena riuscivo a scorgere le sue mutande, lei era persa, fissava un punto indefinibile nel camino, io mi ero eccitato, il mio cazzetto, automaticamente, deformava la sagoma sei miei pantaloni. Nina mi chiamò distraendomi da quello spettacolo dolce, mi diressi verso di lei, all’altro capo della cucina, Nina di spalle ad Agnese, mi afferrò il cazzo nei pantaloni, e con una lama sottile negli occhi, sibilò sottovoce, assumendo un’aria minacciosa, quasi di punizione ”dopo che ho terminato qua, andiamo tutti nella mia camera, fai il bravo e tieni il segreto! “ accompagnò le parole con una scrollata al cazzo che rilasciò subito dopo, senza che Agnese se ne avvedesse. Tornai accanto ad Agnese, sbirciando beatamente anche in mezzo alle tette nella scollatura del vestito, che non concedeva tantissimo, ma era molto per me. Agnese alzò lo sguardo verso di me e ruotò il bacino e le gambe a mio favore, sorrise, guardandomi che fissavo tutte le sue cosce, adesso fino al pacco chiuso nelle mutande chiare. Nina terminò le incombenze avviandosi nella sua camera, chiamò a sé Agnese, che sempre sorridendomi la seguì sculettando in modo plateale. Mi sedetti sul ciocco davanti al camino da solo tenendo una mano tra le gambe a solleticare il cazzo duro che mi procurava un certo prurito su nella punta oliata da gocce di liquido. La venuta di Agnese proprio non ci voleva, quel pomeriggio era perfetto per stare con Nina a fare “quelle cose” cosi limavo il cazzo al calore del fuoco. Mi sentii chiamare, la voce di Nina mi scrollò dai miei pensieri, così mi alzai ed entrai nella sua camera: stavano ficcate sotto le coperte, in terra i loro vestiti giacevano ammucchiati alla rinfusa; Nina mi fece cenno di entrare nel letto, così mi spogliai e mi posi accanto a lei, che stava abbracciata con Agnese, tutte nude. Entrai sotto le lenzuola, avvicinandomi a Nina, che mi toccò subito il cazzo eretto, e ridendosela con Agnese, lo accarezzava , mentre ella succhiava e leccava le tette all’amica. Nina lasciò le tette e s’immerse sotto le coltri dove raggiunse il pube di Agnese cominciando a leccarle la fessura, come faceva fare a me. Agnese mi tirò vicino, offrendomi le sue tette, così ella mi toccava il pene per la prima volta. Ignaro di come lo stesse facendo Nina là sotto, mi beavo delle poppe gonfie e del piacere che ne avevo, Agnese, respirava affannosamente vibrando spasmodicamente, mi attirò a sé portando la sua bocca aperta sulle mie labbra, che si dischiusero al tocco della sua lingua calda ed umida, l’intrufolò lesta, nella mia bocca; le sue braccia si chiusero intorno alle mie spalle stringendomi, colma di lussuria, cominciò a biascicare parole sconnesse, poi s’irrigidì stirandosi ed emettendo un sibilo ed un prolungato ahhhh! Emerse piano strisciando da sotto Nina, anch’ella paonazza in viso e con lo sguardo truce e bramoso, mi volse pancia in su, e si avventò sul cazzo ritto per ficcarselo nella bocca vorace. Cominciò il su e giù, prima piano, poi accelerando il movimento in modo spasmodico e convulso; Agnese andò dietro di lei leccandola come fosse una cagna, prona aperta, disponibile. Agnese la incitava dicendo “ dai, troia vacca, succhialo il tuo porcellino, zoccola godi a fontana nella mia bocca!” Nina smise , montò a cavalluccio sul mio pube e s’infilò il cazzetto nella fessura, schiumosa, iniziò l’anti rivieni, scivolando sul mio corpo, lasciando su di esso una scia umida e vischiosa. Si spinse forte sopra di me, inarcando il bacino. Si fermò grugnendo oscenamente, Agnese la leccava come poteva, davanti, di dietro, lappando il filo di bava ch’ella lasciava. Si scambiarono i posti, Agnese mi venne sopra, montandomi; la sua fessura era meno pelosa ed i peli più chiari, quasi come i miei capelli, forse più calda, oppure era solo impressione, ma era piacevolissimo. Quando anche Agnese vibrò tutta, sibilando e contorcendosi, mi estrasse il pene dallo spacco in mezzo alle sue cosce inzuppato di muco trasparente, lo presero entrambe, lo menavano su e giù con foia crescendo, un calore saliva dai lombi su per la colonna fino alla testa, il pene era come intorpidito, non avvertivo che piacere, al culmine del quale m’inarcai e sentii uno zampillo caldo ricadere sulla pancia; le femmine leccavano il liquido contendendoselo a vicenda. Giacqui beato in mezzo a due femmine mature, che mi avevano iniziato e fatto conoscere il sesso, con tenerezza e senza forzature.
Mi avevano aiutato a modificare la struttura del mio pene, cosa che da solo, ma soprattutto in una maggiore età sarebbe risultato complicato e doloroso. Mai questa storia è stata riferita a chicchessia,e nessuno, al di fuori dei protagonisti n’era a conoscenza. Quando qualche mese prima di sposarmi con la mia fidanzata ho fatto visita concordata con Nina ed Agnese, ormai visibilmente anziane, abbiamo fatto per l’ultima volta sesso insieme. Alla fine, dopo anni di reciproca soddisfazione ed aiuti anche economici, per regalo mi hanno donato un grosso anello d’oro raffigurante una testa di leone con in bocca un rubino rosso sangue, e due brillantini incastonati negli occhi. Si ero un moccosello, mi hanno fatto un uomo-leone. Grazie. Alla loro memoria. Fine.

Nessun commento:

Posta un commento